Il capitale naturale nella filiera agroalimentare
Come sarà possibile garantire la sostenibilità della filiera agroalimentare e della ristorazione collettiva nel 2030?
Questa la domanda, e la sfida, a cui sono stati chiamati a rispondere gli esperti intervenuti all’evento di presentazione del CIRFOOD District del 6 maggio scorso a Milano, coinvolti nel tavolo dal titolo “Il Capitale Naturale” coordinato da Simone Molteni, direttore scientifico di Lifegate, Maria Elena Manzini, responsabile area sociale di CIRFOOD, ed Elena Comelli, giornalista de Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore. Il valore aggiunto, emerso dalla discussione, consiste proprio nella capacità di far incontrare e dialogare i rappresentanti dei vari passaggi della filiera. Innovazione ed efficienza, infatti, non possono essere trovate all’interno dei singoli perimetri ma solo con un dialogo che includa il confronto tra gli interlocutori.
Il Capitale Naturale per uno sviluppo sostenibile
È il coordinatore del tavolo Simone Molteni, Direttore scientifico della rivista LifeGate, a sintetizzare il concetto: “guardando al 2030, riteniamo sia fondamentale non solo puntare alla sostenibilità e a strumenti di economia circolare, ma anche allargare il perimetro d’azione dalla singola azienda alla filiera. Si auspica, dunque, una prospettiva europea e internazionale con il fine di condividere collettivamente i costi e gli investimenti necessari per la sostenibilità”.
Oltre a Molteni, Manzini e Comelli, al tavolo “Il capitale naturale” hanno partecipato Luca Brivio, Direttore Comunicazione CONAI, Tommaso De Luca, Responsabile Comunicazione LUCART GROUP, Andrea Di Stefano, Responsabile Progetti Speciali NOVAMONT, Franco Fassio, Direttore del Systemic Food Design Lab UNISG – Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Andrea Lanuzza, Direttore Area Tecnica GRUPPO CAP, Francesco Matteucci, Innovation Manager CLUST-ER GREENTECH, Giancarlo Perlini, Responsabile Marketing ITALSCANIA, Laura Pighi, Program Officer GREENMAP e Alberto Zambolin, Vice Presidente IL QUINTO AMPLIAMENTO. Un gruppo eterogeneo che ha discusso sul futuro prossimo della filiera e su quali sono, oggi, i principali ostacoli alla piena realizzazione della sostenibilità.
Nei prossimi anni, infatti, si ritiene che il capitale naturale sarà il fattore determinante di ogni attività commercialee dunque le principali risorse necessarie alla filiera del food – cibo, acqua, energia, suolo – saranno più preziose e costose di oggi, mentre gli sprechi e i rifiuti saranno più “penalizzati” dalle normative rispetto alla situazione attuale. Di conseguenza, la questione della sostenibilità va trattata in maniera globale e, secondo gli esperti intervenuti all’evento del CIRFOOD District, la strada è quella dell’economia circolare in un sistema nel quale i tasselli della filiera dialogano e collaborano per raggiungere il medesimo obiettivo.
“Solo passando da una logica cliente/fornitore di breve termine ad una relazione di partnership a lungo termine – commenta Molteni a conclusione dell’incontro – sarà possibile ottimizzare il perimetro allargato dell’intera filiera, rendendola significativamente più sostenibile di quanto possa fare la somma dei singoli attori che la compongono”. L’unione è, quindi, un fattore fondamentale guardando al cibo del futuro e si può realizzare anche istituendo tavoli di lavoro permanenti per elaborare strategie condivise. Inoltre, si ritiene che questo sia l’approccio più funzionale per rendere tutti gli attori della filiera parte attiva nel migliorare anche il quadro normativo (ritenuto un grosso ostacolo all’innovazione), avanzando proposte concrete o organizzando eventi capaci di coinvolgere direttamente il legislatore.
In sintesi, i partecipanti al tavolo “Il Capitale naturale” sottolineano come sia fondamentale che, dal campo alla ristorazione collettiva, tutti i tasselli della filiera agroalimentare prendano consapevolezza del proprio ruolo per promuovere la sostenibilità e sappiano sviluppare la capacità di trasmettere questo valore anche all’utente finale.
Quale ruolo per il CIRFOOD District?
In un’ottica di collaborazione e aggregazione delle istanze dell’intera filiera agroalimentare è ancora più evidente l’opportunità rappresentata dal CIRFOOD District. Gli esperti intervenuti durante il tavolo di discussione dedicato al capitale naturale, chiedono infatti a questa nuova realtà di essere uno spazio fisico e virtuale di unione, scambio e dialogo per un’innovazione sostenibile nel mondo del food.
In primo luogo, CIRFOOD stessa può diventare modello virtuoso di un approccio di economia circolare valorizzando tutte le possibili sinergie con gli stakeholder, dai fornitori ai clienti. In quest’ottica, prezioso sarà il percorso di innovazione e coinvolgimento delle start up più interessanti del settore, che troveranno al District opportunità di sviluppo e contatti.
Seconda prospettiva di azione concreta per il CIRFOOD District riguarda il miglioramento del quadro normativo. Per gli esperti intervenuti a Milano è infatti questo lo spazio ideale per poter mantenere un tavolo di lavoro interdisciplinare permanente che realizzi iniziative capaci di portare direttamente al legislatore le esigenze, integrate, della filiera agroalimentare che vuole innovarsi in un’ottica di sostenibilità.
Infine, il CIRFOOD District può fare molto anche per promuovere l’idea che l’accesso al cibo, in futuro, potrà essere garantito solo se tutti, dal produttore al consumatore, prendono consapevolezza del valore del capitale naturale. Questo è un punto cruciale, secondo i partecipanti al tavolo coordinato da Simone Molteni, perché condiziona il successo di qualsiasi programma innovativo di sostenibilità.